“Avevo lavorato come cuoco, ma non avevo mai fatto la pizza. Ora ho imparato, quella che mi viene meglio è la margherita e il mio sogno è di tornare un giorno in Costa d’Avorio per aprire lì una mia pizzeria”. A raccontarlo è
Ouattara, 30 anni, ivoriano che vive a Caserta e si forma presso lo Sprar della città campana. Lui, come altri due immigrati, ha seguito un corso di pizzaioli nella pizzeria Nello, nel centro di Caserta. Outtara, insieme ai suoi colleghi pizzaioli e a un gruppo di una ventina di immigrati dello Sprar, è stato ospitato nella pizzeria di Gino Sorbillo ai Tribunali, uno dei locali simbolo della pizza a Napoli. “Sono stato contattato – racconta Sorbillo – dal responsabile dello Sprar per dare un segnale di accoglienza, apertura e condivisione qui nel centro storico di Napoli che sta attraversando un momento molto difficile. Spero sia solo il primo di una serie di incontri e scambi di amicizia e accoglienza anche per dare un segnale su territorio che sta diventando difficile e dove ci sono pregiudizi e atti violenti. Io ci metto la faccia e dò loro un grande benvenuto, il mio locale è aperto a tutti, a tutte le culture e i colori della pelle”. Grazie al corso, uno dei tre immigrati ha trovato lavoro.
Opuko Hayford, ghanese, sarà assunto proprio da Nello. “Sono stato in Norvegia, poi in Germania – racconta – ma qui ho trovato casa e ora anche un lavoro. Rispetto la tradizione ma vorrei fare anche innovare nel gusto”. E infatti oltre ad imparare, gli immigrati hanno dato il loro contributo di idee. “Insieme abbiamo pensato a dei gusti
diversi, anche vicini alla loro cultura gastronomica – spiega Nello, il titolare del locale a Caserta – stiamo sperimentando, per ora abbiamo pensato a una pizza fritta dolce, con il ripieno della sfogliatella”. Tradizioni e culture che si mischiano grazie ai ragazzi africani che hanno imparato l’arte dei pizzaioli, riconosciuta anche dall’Unesco. Sorbillo dà loro un in bocca al lupo per il futuro, mentre Nello lavora a Caserta per sensibilizzare altri
pizzaioli ad aprire le porte e insegnare il mestiere agli immigrati: “Ci stiamo provando – spiega – con calma tutto
accade. Anche nel locale i clienti erano diffidenti inizialmente quando vedevano i ragazzi preparare le pizze. Ora invece apprezzano e loro pizze e sono diventati amici”.
Per i giovani dello Sprar e per tanti immigrati, però, i problemi restano: “Il governo – spiega Mamadou Sy, portavoce della comunità senegalese di Caserta – deve dare un segno di aiuto. Ci sono migliaia ragazzi che hanno il permesso soggiorno umanitario ma hanno paura. Dobbiamo dare a questi giovani la possibilità di lavorare, di poter firmare un contratto a tempo indeterminato, perché le richieste ci sono. Senza permessi regolari, invece, saranno condannati a essere sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli”.