Il Sindacato medici italiani (Smi) fa appello a tutte le forze sindacali della categoria medica per una mobilitazione affinchè i contratti in Sanità restino nazionali e di competenza dello Stato, così come le norme sui profili professionali.
“Tra pochi giorni il Parlamento potrebbe votare sugli accordi relativi al regionalismo differenziato tra il governo e le
Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Accordi che mettono in discussione il Servizio Sanitario Nazionale così com’è stato negli ultimi 40 anni”, ha detto Pina Onotri, segretario generale dello Sindacato medici italiani (Smi). E ha fatto l’esempio dell’accordo governo e Regione Veneto: “In tema di Sanità, si attribuisce una maggiore autonomia alla Regione, finalizzata a rimuovere i vincoli di spesa sulle politiche di gestione del personale dipendente convenzionato o accreditato. La Regione avrà mano libera in materia di accesso alle scuole di specializzazione e potrà stipulare specifici accordi con le università presenti sul territorio regionale. Il Veneto, inoltre, potrà redigere contratti a tempo determinato di specializzazione lavoro per medici, alternativi al percorso delle scuole di specializzazione, solo per restare alle questioni riguardanti i medici”. Per lo Smi è “da non credere che alle Regioni si permetterà di deregolare in merito alle competenze, alle prestazioni, alle norme delle professioni mediche. Così facendo si ridurranno i contratti nazionali a contratti regionali e si stravolgeranno le norme sulla formazione”.
Non solo: “Il regionalismo differenziato prevede che materie legislative (sanità, istruzione, tutela dell’ambiente) siano date in esclusiva gestione alle Regioni, sottraendole alla gestione congiunta dello Stato – ha spiegato Onotri – la
decisione di destinare la quasi totalità dei proventi dei residui fiscali alle Regioni del Nord metterebbe in grave crisi
il sistema perequativo dello Stato, che con la fiscalità generale, finanzia lo stato sociale, le infrastrutture, l’istruzione e la sanità di tutto il Paese”.