Non fatevi ingannare dagli affaroni del Black Friday. A lanciare il monito è la rivista britannica a tutela dei consumatori “Which?”, che – alla vigilia della giornata di shopping selvaggio, segnata da sconti e presunti prezzi stracciati – mette in guardia i consumatori, invitandoli a non farsi illusioni.
Il venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento – che negli Stati Uniti tradizionalmente dà il via alla stagione degli acquisti natalizi, e ormai ha contagiato come fenomeno anche il Regno Unito e il resto dell’Europa – è più una trovata promozionale che un’occasione per spuntare prezzi vantaggiosi.
La febbre impazza anche quest’anno, e l’attesa è forte anche in tempi d’incognite e polemiche sulla Brexit. Ma la testata, analizzando l’andamento dei prezzi di 94 gadget tecnologici popolari nei 6 mesi prima e nei sei mesi dopo il Venerdì Nero dello scorso anno, scopre che ben l’87% degli oggetti sono risultati altrettanto costosi – se non meno – in altri periodi dell’anno.
I prodotti esaminata da Which? erano in vendita presso retailer di fama consolidata come Amazon, Argos, Currys PC World e la catena di grandi magazzini John Lewis. Intanto, secondo quanto riportato dall’Evening Standard, il
weekend di sconti, che parte domani con Black Friday e si conclude lunedì con Cyber Monday, dovrebbe generare per i negozi del West End di Londra circa 150 milioni di sterline d’incassi (pari a circa 180 milioni di euro).
Le adesioni all’iniziativa promozionale non sono tutte allo scoperto: mentre catene commerciali come Gap o store rinomati come Hamleys, tempio dei giocattoli in Regent’s Street, hanno già annunciato per l’occasione mega sconti – in alcuni caso fino al 50% -, i department store storici della capitale come Selfridges e Harvey Nichols non fanno per ora esplicita menzione del Venerdì Nero, limitandosi ad offrire promozioni
pre-natalizie.
Intanto nel retail c’è già chi pensa che questa mania americana avrà vita breve. “Personalmente, non credo che il
Black Friday salverà la High Street” dalla crisi del commercio al dettaglio, pronostica da parte sua al giornale Richard Danks, Head of Strategy della società di consulenza Portas. “Agli inizi, gli acquirenti pensavano fosse molto eccitante, buttandosi nei negozi o lanciandosi in compere su siti di e-commerce, ma ora cominciano ad essere stufi di tutta questa bagarre”.