E’ un ritornello che ritorna spesso tra i politici di oggi. Un modo dispregiativo per qualificare un’epoca e per esaltarne un’altra. Sarebbe bene, specialmente in politica, evitare di fare paragoni tra periodi storici. Tante le cose diverse. Tante le evoluzioni-rivoluzioni. Si pensi alla televisione che ai tempi della promulgazione della Costituzione, nel 1948, non c’era. E, così, tanti altri mezzi e strumenti che a noi donne e uomini di oggi sembrano “naturali”, solo qualche anno fa erano qualcosa di fantastico.

Tutti i mali, a sentire certi politici, pare che fossero di casa nella cosiddetta Prima Repubblica. La si cita, a volte, come il “male assoluto” della politica. Eppure, in quell’epoca, nasce la nostra Costituzione, “la più bella del mondo”. E nel 1946 la legge elettorale di tipo proporzionale il cui carattere, al di là delle modifiche succedutesi nel tempo, è stato mantenuto per quasi mezzo secolo. Sino a quando non è subentrata la modifica della legge elettorale nel 1993. Allora i principali partiti in campo erano quelli che avevano combattuto insieme il fascismo, la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano. Con una D.C. al comando nell’eterna contrapposizione al P.C.. Altri tempi che non è il caso di citare, come si usa dire, a vanvera. Meglio pensare seriamente ai guai del nostro Paese e provare a risolverli lasciando perdere la Prima Repubblica.

A quei tempi non sarebbe avvenuto che due partner di governo si prendessero a “male parole” pubblicamente per poi far finta che niente fosse accaduto. Il punto dolens del litigio è stato sul condono fiscale. Pare che i due, Salvini e Di Maio, non si fossero ben capiti in Consiglio dei ministri sulla materia. Salvini dichiara che “per scemo non passo”. E Di Maio replica irato: ”Se Salvini dice che non vuole passare per fesso, io non posso essere scambiato per bugiardo”. Al solito è dovuto intervenire il presidente del Consiglio Conte che più che Primo ministro del nostro Paese è il “paciere” per antonomasia. Così, anche stavolta, Conte a Palazzo Chigi ha riportato la pace tra i due, fino alla prossima volta.

Al solito chi butta benzina sul fuoco è il “garante” dei pentastellati, Beppe Grillo. Dichiarazioni pubbliche contro l’inquilino del Quirinale nella Prima Repubblica non erano pensabili. Alla kermesse dei 5Stelle al Circo Massimo, nel chiudere la due giorni, Grillo spara ad alzo zero su Mattarella: “Dovremmo togliere i poteri al capo dello Stato, dovremmo riformarlo. Un capo dello Stato che presiede il Consiglio superiore della magistratura, capo delle forze armate, non è più in sintonia con il nostro modo di pensare”. Le parole del “garante” creano grande imbarazzo nell’ala governativa del Movimento e non solo. Diversi grillini pensano che Beppe certe battute se le poteva evitare. Come quella sull’alleato di governo, il Matteo padano. Grillo racconta che la prima volta che si è incontrato con Salvini questi, avendo la madre al telefono, gli abbia chiesto un saluto per la sua mammà. E il Beppe lo ha accontentato affermando: “signora perché non ha preso la pillola quel giorno?”. Poi, pensando di essere stato inopportuno, raddrizza il tiro: “E’ uno che dice una cosa e la mantiene. L’etica della politica è la lealtà…”.

Nella Prima Repubblica già da tempo ci sarebbe stata la “crisi di governo” per comportamenti e parole molto, ma molto meno offensive di quelle pronunciate in questi giorni. I tempi cambiano, non sempre in meglio però.

No, al di là delle parole sopra le righe del buon gusto e del senso politico non è prevista una crisi di governo a breve termine. Non conviene ai grillini né ai leghisti. Salvini è tutto proteso ad aumentare i consensi al suo partito. E’ convinto che alle Europee farà il colpo grosso. Il suo auspicio, non tanto nascosto, al di là di quello che pensa il suo alleato-nemico Berlusconi, è quello di poter entrare a Palazzo Chigi da Primo ministro, alla faccia di Di Maio ed anche del Cavaliere. Tempi duri invece per il pentastellato Luigino. Se i sondaggi vedono la Lega in grandissima volata a confronto delle ultime elezioni, i 5Stelle sono in discesa di qualche punto. E c’è fermento per il ritorno a Natale di Alessandro Di Battista. Un nuovo capitolo nei 5Stelle si aprirà?

di Elia Fiorillo