Ultimi ritocchi al Ninfeo di Villa Giulia alla vigilia della proclamazione, del vincitore del Premio Strega 2018. E’ stato montato il palco, sono stati posizionati i tavoli e il mitico tabellone dove si segnano i voti. E’ quasi tutto pronto per la serata finale del più ambito riconoscimento letterario italiano. E al museo nazionale etrusco di Villa Giulia sono in mostra i libri finalisti. Ospitati nelle preziose vetrine, tra reperti antichi e opere uniche, ogni titolo ha ispirato un percorso e una collocazione suggerita da una frase dei dodici romanzi tra i quali è stata scelta la cinquina. In corsa per la vittoria Marco Balzano, Helena Janeczek, Sandra Petrignani, Carlo D’Amicis e Lia Levi. Alla speciale visita guidata, a poche ore dalla cerimonia finale, con il direttore del museo, Valentino Nizzo, arrivano i due favoriti alla vittoria, che saranno protagonisti di una sfida all’ultimo voto: Marco Balzano con ‘Resto qui’ (Einaudi) e Helena Janeczek con ‘La ragazza con la Leica” (Guanda), che ripercorre la vita della fotografa Gerda
Taro, curiosi di vedere dove hanno trovato posto i loro libri.
Quello della Janeczek è tra anfore attiche vicino alla Sirena
nel mito antico e moderno, ispirato alla frase del libro: “le
leggende dicevano che dopo il calar del sole, quando si pescava
meglio, nel Danubio comparissero creature gigantesche, che
risvegliavano nella sua testa di ragazzino in braghe, certe
fantastiche paure”.
“Il mito delle sirene mi affascina molto. Ne ‘La ragazza con
la Leica’ ho cercato di usare lo sguardo dell’attrazione e, in
una rifrazione a specchio, di far emergere qualcosa che resiste
agli sguardi. Gerda Taro era seduttiva ma non adescatrice però
le piaceva giocare. Non è stato facile restituire il suo fascino
che viene fuori attraverso gli occhi degli altri. Non solo una
moderna sirena ma guerriera e coraggiosa” dice la Janeczek che
in questo momento non si sente tesa, “forse domani” dice. “I
giochi – aggiunge – sono aperti. Sono contenta di questa enorme
opportunità. Sono venuta a Roma con mio figlio e un suo amico”
racconta la scrittrice di origini familiari ebreo polacche, che
vive a Gallarate e guida anche la cinquina del Premio Campiello
2018.
‘Resto qui’ di Marco Balzano è nella sala dei Sette Colli, in
una teca essenziale, pulita, lineare ispirata da questo passo
del romanzo: “scrissi che le industrie stavano trattando Curon e
la valle come se fossero un posto senza storia. Invece noi
avevamo agricoltura e allevamenti e prima che arrivasse
quell’esercito di cafoni e quella marmaglia di ingegneri regnava
l’armonia tra i masi e il bosco, tra i prati e i sentieri.”.
“Questo passaggio mi è particolarmente caro. Replicare il
paesaggio non è possibile come affermava Pasolini. E nella
Recerche Proust dice che l’unico modo per accogliere un’opera
d’arte sono le pareti bianche. Dobbiamo essere contenti delle
pareti nude. Evitano la distrazione” sottolinea Balzano che
ammette di non essere tranquillo. “Non lo sono mai e permango
nella mia inquietudine. Non vedo l’ora che arrivi domani”.
Location suggestiva per Carlo D’Amicis, in cinquina con ‘Il
gioco’ (Mondadori) in una tomba tarquinese, una delle più ben
conservate al mondo. La mostra, che sarà aperta fino al 30
agosto, è un susseguirsi di sorprese come accade davanti a Era,
la dea della bellezza che nella sua teca ospita il libro di
Elena Malaj, ‘Dal tuo terrazzo si vede casa mia’ (Racconti
Edizioni), tra i 12 finalisti.
E domani la diretta di Rai3, alle 23, condotta da Eva
Giovannini con ospite speciale Giampiero Mughini, partirà
proprio dalla sala del museo che ospita il famoso sarcofago
degli sposi.