Con le sue foto ha raccontato il genocidio di un intero popolo. Zina Hamu, 22 anni, appartenente alla comunita’ Yazida (una minoranza etnica del nord Kurdistan iracheno), alla quale e’ stato assegnato il Premio
Ischia internazionale di giornalismo per i diritti umani, ha testimoniato il dramma di un popolo e’ stato perseguitato dall’Isis. Oggi, in un dibattito al premio Ischia, Zina Hamu ha raccontato la propria storia – dalla fuga dalla sua abitazione all’approdo al campo profughi di Khankem – e la successiva adesione al progetto di fotogiornalismo promosso dall’Unicef (Photographic tecnicques to empower Yazidi girl) che insieme ad altre otto ragazze yazide le ha permesso di diventare portavoce della sofferenza di un intero popolo. Un progetto coordinato dalla giornalista curda Shayla Hessami che insieme a Zima Hamu ha risposto alle domande del direttore dell’ANSA, Luigi Contu. Un progetto che coniuga, ha detto Contu, “un aiuto a delle giovani donne in fuga dal terrore con l’obiettivo della nostra professione, che e’ testimoniare il tempo in cui viviamo. Percio’ abbiamo partecipato alla realizzazione di una mostra che le ragazze hanno portato in giro per il mondo”.
Quella di Zina Hamu e’ la storia di una giovane donna che sognava di diventare medico ma ha dovuto fare i conti con la violenza, decidendo di testimoniare i disagi di quei pochi, tra a sua gente, sopravvissuti “alle barbarie, ad un genocidio – ha detto Zina – messo in atto con l’intento deliberato di cancellare un intero popolo”.