Che brutta storia quella della “non” formazione del nuovo governo, quello che doveva essere “del cambiamento”, “della terza Repubblica”, “degli Italiani prima di tutto” e via dicendo. Non ci sarà niente di tutto questo. Si ritorna alle urne, con molta probabilità a settembre, come se questo passaggio potesse risolvere tutti i mali del Paese. Dal 4 marzo, giorno delle elezioni politiche, abbiamo assistito ad una serie di “sceneggiate” che si sono concluse con la rinuncia del prof. Giuseppe Conte all’inarico conferitogli dal capo dello Stato per la formazione di un nuovo governo. Conte è inciampato sul nome dell’euroscettico prof. Paolo Savona, impostogli dal duo Salvini-Di Maio, alla guida del delicato dicastero dell’Economia. Alle perplessità espresse dal presidente della Repubblica sull’opportunità di designare Savona ad un ministero così delicato, nonché alla disponibilità del Colle di nominare al suo posto il leghista Giancarlo Giorgetti, la risposta è stata un secco “niet”.
Ammesso, come si suol dire, e non concesso che Mattarella sul nome di Savona avesse preso una gran cantonata, ma perché non ipotizzare una soluzione alternativa? Giorgetti, leghista doc, ad esempio?
L’art.92 della Costituzione, che disciplina la formazione del governo, parla chiaro: “Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”. Certo, la Costituzione si pu cambiare, ma finché rimane è la via maestra da seguire anche se crea qualche problema. Il sospetto che viene dal braccio di ferro tra la presidenza della Repubblica e la coalizione Lega-5Stelle e’ che non c’era alcuna voglia, da parte di quest’ultima, d’andare a Palazzo Chigi a governare. Una cosa e’ l’opposizione, la campagna elettorale, un’altra il governo. Insomma una scusa, in particolare da parte di Matteo Salvini, per sfasciare tutto e ritornare al voto. Lui, il Matteo padano, il vento in poppa se lo sente per andare alle elezioni e aumentare i consensi. Ha già superato come Lega Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia, potrebbe aspirare a qualcosa di più: a competere con i grillini.
In questa brutta vicenda Di Maio non ne esce bene come immagine. È sembrato, a volte, in balia della furia populista e assolutista di Salvini, senza porsi il problema se le soluzioni politiche da questi imposte fossero giuste fino in fondo per l’Italia o pretesti per scansare l’onere del governo del Paese. Eppoi, in questa fase, con previsioni non proprio ottimistiche di mantenere inalterati i consensi elettorali dei grillini, valeva la pena parlare di elezioni anticipate? Grillo, appena saltato il governo dell'”avvocato difensore del popolo italiano”, Conte appunto, ha inviato un eloquente “ssssss…” di silenzio ai suoi. Un modo per dire: “adesso che la frittata è fatta ragioniamo su cosa ci aspetta?” Forse, proprio perché i sondaggi non danno in crescita i suoi “ragazzi”, anzi.
A vedere alcuni contorcimenti dei politici attuali ci viene in mente la frase, molto pepata, di Honore’ de Balzac: “Sono come le scimmie di cui possiedono l’abilità: le si vede in alto, si ammira la loro agilità durante la scalata; ma, arrivate in cima, non si scorge che i loro lati vergognosi”.
Il nuovo presidente del Consiglio incaricato è Carlo Cottarelli che nel 2013 venne nominato dal governo Letta Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica. Da allora Cottarelli si è fatto la fama di gran censore dei conti pubblici. È per questo, con molta probabilità, che il presidente Mattarella lo ha scelto come traghettatore per le prossime elezioni di settembre. Un personaggio, Cottarelli, che dovrebbe assicurare i mercati.
Elezioni, come abbiamo visto, probabilmente a settembre. Eppoi? Il vero rischio che il nostro Paese corre è che dalle urne non cambierà granché. Potrebbero ritornare alla ribalta politica gli stessi partiti usciti vincenti dalle ultime elezioni, senza una maggioranza chiara. E si potrebbero ripetere le “sceneggiate” a cui abbiamo assistito fino a qualche giorno fa. Cosa diversa se Cottarelli facesse passare in Parlamento una legge elettorale con il premio di maggioranza. Certo, i partiti che aspirerebbero al “premio” sono sempre gli stessi, ma solo uno dei due diventerebbe inquilino di Palazzo Chigi, con tutto quello che ci comporta. Una cosa è l’opposizione…. Diceva Tot nel film “La banda degli onesti”, del 1956: “Il tempo stringe e col restringimento sono dolori”.

A cura di Elia Fiorillo