E’ il caso di dirlo: “Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”. Chi tra Salvini e Di Maio è Maometto non ha importanza. Il risultato è quello che conta. Dopo tanti giri, “bucie”, promesse varie, alla fine “la montagna e Maometto” si sono accordati portando alla presidenza del Senato la forzista doc Maria Elisabetta Alberti Casellati e a quella della Camera “l’ortodosso” cinquestelle Roberto Fico. Soddisfazione tra il centrodestra e i grillini, ma fino ad un certo punto.
L’ex Cav., Silvio Berlusconi, ha capito fino in fondo l’inaffidabilità e la protervia del suo alleato e candidato alla presidenza del Consiglio, Matteo Salvini. Altro che i litigi in canottiera tra l’Umberto Bossi, il Senatùr, e l’allora presidente del Consiglio: giochi da ragazzi. Allora il capo del Carroccio non puntava né alla guida del centrodestra, né a quella del Paese. Con i riti, le ampolle piene d’acqua della sua terra sacra, pensava solo alla Padania e ai benefici di tutti i tipi che poteva rastrellare. Certo, Berlusconi era il capo della coalizione ma su certe questioni era lui, l’Umberto, a decidere. I tempi sono cambiati e il Matteo non si pone alcun problema di opportunità con il “vecchio” Silvio. Fino al punto da mettere da parte il candidato berlusconiano alla presidenza del Senato, Paolo Romani, inviso ai grillini, e “suggerire” Anna Maria Bernini come aspirante alla presidenza del Senato. Pare che, pensando di essere più furbo degli altri, l’ex Caimano avesse accettato il nome “suggeritogli” da Salvini, mandando in bestia Romani e Brunetta. Tra incomprensioni, furbizie, rancori e “vaffanc” tra i due capogruppo da una parte e Berlusconi dall’altra, passa alla fine la mediazione che cade su Maria Elisabetta Alberti Casellati, suggerita dall’avv. Nicolò Ghedini.
Il problema di Berlusconi in questo momento, di là dei dissidi con i suoi capogruppo, è come muoversi nell’attuale situazione politica. L’amico Dem Matteo, anche se fa il suggeritore dal “gobbo” del palcoscenico del suo partito, non è più il capo-carismatico-indiscusso. E i democratici non sono più la forza con cui nei momenti di bisogno lui si alleava. Oggi il presidente di Forza Italia non può far altro che puntare sul raggruppamento di centrodestra, sperando che il Pd si dia una grande mossa, uscendo da quella posizione del “restare a guardare” che lo danneggia per primo. In un’intervista al Corriere della Sera, sul ruolo di Forza Italia, è categorico: “Nei prossimi mesi e anni, proprio per la confusa situazione politica che si è determinata, vi sarà ancora più bisogno di una forza tranquilla, responsabile, coerente, in grado di influenzare gli indirizzi politici e di governo del Paese”. Eppoi, sull’ipotetico governo Salvini-Di Maio, afferma: “Sarebbe un ircocervo, l’animale mitologico spesso citato dai filosofi antichi come esempio di assurdità, perché in esso convivono caratteri opposti e inconciliabili”.
Complimenti da parte di Beppe Grillo al capo della Lega: “Salvini quando dice una cosa poi la mantiene”. E’ un auspicio per future intese? Con un po’ d’ansia i partiti aspettano le consultazioni con il capo dello Stato. Mattarella non ha accelerato il confronto con le forze politiche. Sembra dire: “Riflettete bene prima di venire da me. Non mettetemi in condizione di dover firmare il decreto per lo scioglimento delle Camere. L’Italia ha bisogno di stabilità”. A chi affiderà il primo incarico esplorativo? Difficile a dirsi. Tanti i fattori che condizioneranno la sua scelta. Certo il presidente Mattarella proverà a cogliere tutte le sfumature più nascoste nelle posizioni dei partiti e in base a queste deciderà come muoversi. Un buon segno l’accordo Lega grillini per le presidenze di Camera e Senato. Un governo però di coalizione tra i due schieramenti sembra impossibile come afferma Berlusconi. Più probabile un esecutivo di garanzia, con a capo la presidente del Senato e con ministri pescati un po’ in tutti gli schieramenti. La cosa da evitare per tutti sono le elezioni anticipate: “si sa come s’entra, non si sa come se ne esce”. Gli umori della base, più che i sondaggi elettorali, Di Maio e Salvini li conoscono bene. E non sembra proprio che l’amore “opportunistico” nato tra i due piaccia ai loro seguaci. Forse si passerà ad una relazione segreta, senza il racconto osé delle tante telefonate giornaliere tra i due.
A cura di Elia Fiorillo