Uno studio della Scuola Sant’Anna e della Fondazione Monasterio di Pisa dimostra che il dosaggio con metodiche ad alta sensibilita’ di una proteina cardiaca, la troponina T, normalmente impiegata per la diagnosi di infarto miocardico acuto, e’ in grado di fornire agli specialisti un potente strumento di predizione del destino dei pazienti affetti da scompenso cardiaco. Lo rivela la Scuola Sant’Anna in una nota.
Lo scompenso cardiaco rappresenta il comune esito finale di molte patologie cardiovascolari ed e’ una delle principali cause di ricovero e decesso nel mondo occidentale. La ricerca, pubblicata sulla piu’ prestigiosa rivista scientifica di cardiologia, ‘Circulation’, apre nuove possibili strade di cura ed e’ il frutto di un progetto internazionale ideato e coordinato dall’istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna che ha analizzato i dati di 9.289 pazienti grazie a 11 studi europei e americani: attraverso metodi statistici avanzati, come la meta-analisi eseguita sui dati singoli, ha stabilito per la prima volta i valori di soglia di rischio (18 ng/L) nel livello della troponina T, da utilizzare per orientare la decisione clinica.
Il dosaggio di questa proteina cardiaca con metodica ad alta sensibilita’ permette di adattare la strategia terapeutica sulla base del rischio individuale di ogni paziente e di prevedere l’evolversi della patologia. “Questa osservazione e’ assolutamente originale ” sottolineano i cardiologi Michele Emdin e Claudio Passino – e i risultati confermano il valore dei biomarcatori di danno cellulare per la valutazione integrata del paziente cardiopatico e la loro utilita’ per delineare nuovi strumenti di diagnosi e cura”.