L’orario di visita alla basilica di San Lorenzo termina alle 17.30, eppure questa volta si tarda a chiudere. La chiamata di Alessando Ricciardi, guida ben nota nell’ambiente, preannuncia una sorpresa, una visita speciale: è in arrivo lady Renzi con i suoi tre ragazzi e con la cognata Benedetta, sorella dell’ex premier. E così la dottoressa Lucia Serappo, guida all’interno del complesso monumentale – uno dei più rilevanti della città dal punto di vista storico e artistico – si è trattenuta per accompagnare i turisti speciali nella visita all’interno del convento dove ha sede il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore, per poi scendere alla scoperta degli scavi archeologici omonimi, dove si vede la stratificazione delle varie epoche, da quella greca, passando per l’epoca romana fino ad oggi. Nel tour per la Neapolis sotterrata, alla tappa all’erario romano non sono mancate battutte: «Questo a quanto pare era la versione antica dell’Equitalia, ma ora ci sono anche altre agenzie a riscuotere», ironizava uno degli accompagnatori, il commissario Nastasi, con Agnese Landini e con Benedetta Renzi.
«Sono due giorni che giro la città, sono stanca ma non mi fermo – ha raccontato Agnese – . C’è tanto da visitare e mi fanno quasi male i piedi, ma sono troppo affascinata dalla storia di questi posti». E così il viaggio indietro nel tempo all’interno del complesso di San Lorenzo ha entusiasmato l’ex first lady italiana, come piace chiamarla in un paese che tende ad imitare sempre più il lontano modello americano. Esclamazioni di stupore dopo questi due giorni fra arte, cultura, storia e bellezze naturali, fra i vicoletti caratteristici e i panorami mozzafiato, fra le persone che urlano e che sorridono, fra la pizza e il mandolino. Anche Benedetta Renzi è stata molto stupita dalle bellezze napoletane: «Ho scoperto una città meravigliosa piena di belle persone. Sono stata particolarmente colpita dal Rione Sanità e dai ragazzi che lavorano alle catacombe di San Gennaro, dalla loro passione e dalla loro preparazione: queste sono le belle realtà da esportare nel mondo. Non si può parlare male di Napoli, è un capolavoro che unisce storia, arte, calore umano e panorami mozzafiato». I ragazzi erano molto rispettosi e guardavano sbalorditi durante il percorso nella Napoli greco-romana. Ai presenti, come alla dottoressa Giovanna Moresco studiosa del centro storico di Napoli che collabora con diverse associazioni del posto, è sembrata davvero una bella famiglia: persone sorridenti e gentili.
Proprio nei giorni in cui il Sun ha classificato Napoli fra le città più pericolose al mondo, lady Renzi afferma che chi ne parla male sicuramente non la conosce: «Napoli è una città stupenda, una delle più belle del mondo. Il vero pericolo è che rischio di ingrassare qui dopo tutte le cose che abbiamo mangiato in questi giorni! Ieri sera abbiamo mangiato la pizza, ma qui è tutto buono, e non si può non provare le varie delizie tipiche». E forse anche Renzi, tornato in città per presentare il suo libro insieme alla famiglia, ha approfittato per girare questi posti magici e ha potuto assaporare la pericolosità di Napoli. Ed è proprio vero, Napoli è una città pericolosa. Lo è per qualsiasi forestiero che vi giunge: chi viene qui viene rapito, catturato in qualche modo da quel fascino unico che non dimentica facilmente. Rapito dai colori, dai paesaggi, dal mare e dal Vesuvio, dai vicoli, dal folclore e dal calore delle persone. E perché no, anche dal buon cibo tipico di queste terre. E ogni passo trascina con se un pezzo di arte e di storia fatta a strati in questa città che ne ha viste davvero tante. Chi viene qui pian piano si lascia catturare dai ritmi dei napoletani, dalla loro creatività, dalla capacità di reinventarsi ogni giorno e rinascere dalle ceneri; dall’arte dell’improvvisazione, perché Napoli è un teatro a cielo aperto, e lo spettacolo va in scena ogni giorno. E qui, quando tutto manca, abbiamo il mare a consolarci e l’odore delle sfogliatelle calde a tirarci su l’umore. E così a Napoli, anche se poi non tutto funziona al meglio, non si può essere tristi. E ora lo sa anche lady Renzi.
A cura di Delia Paciello