Azzerate. Annullate. E non si rifaranno. Addio alle tormentate (pre e post voto) primarie di Pomigliano D’Arco per decisione della segreteria provinciale pd. Scelta sofferta dopo un pomeriggio intero a discutere del voto «ormai politicamente superato», dice Venanzio Carpentieri. E ora? «Per venerdì è convocato un tavolo con tutte le forze di centrosinistra per trovare una candidatura unificante». Finisce così? Per ora sì dopo che la segreteria non ha riconosciuto il risultato emerso (e contestato dai due sconfitti). Quello che aveva messo sul trampolino di lancio l’ex consigliere regionale ed ex sindaco Michele Caiazzo vincitore su Vincenzo Romano per appena 3 voti (1006 contro 1003 preferenze) su una platea di appena 2400 votanti. Voto contestato, polemiche e veleni nello spoglio, senza contare la vigilia. Con il segretario napoletano che voleva farle slittare di un paio di settimane («Per evitare quello che poi è accaduto: una resa dei conti», dice oggi) ma il circolo locale le ha organizzate lo stesso anche con l’avallo della responsabile nazionale degli Enti locali, Valentina Paris.
Intanto sulle regionali si lavora a corrente alternata: a Napoli si procede a tappe forzate mentre a Roma si mette un piede sul freno. Prendere tempo, portare gli orologi un po’ più avanti. Ma senza ancora avere una strategia chiara. Nitido invece solo un certo imbarazzo per la legge Severino che scatterebbe per De Luca se dovesse vincere la sfida di maggio. E se l’ex sindaco si mostra sicuro di sé («Il Tar mi reintegra dopo un minuto») al Nazareno la vicenda continua ad essere al centro dell’attenzione. Anche perché non c’è giorno in cui il caso De Luca non sia bersaglio di bordate interne ed esterne al Pd. «Non va cambiata, l’abuso d’ufficio è un reato grave, importante. Quando ho contribuito a fare la legge ci ho creduto e ci credo ancora», dice Annamaria Cancellieri, ministro dell’Interno con Monti e della Giustizia con Letta, riferendosi subito dopo al caso campano quando a Radio24 le viene fatto notare come, per la sua telefonata alla famiglia Ligresti, Renzi voleva le sue dimissioni, mentre desse non le pretende da De Luca condannato in primo grado: «È una contraddizione, ma sta nella logica della politica che sfugge alla mia». Una bordata dall’interno mentre si accavallano quelle dal centrodestra in cui si mette sullo stesso piano il caso Berlusconi e De Luca. Naturale come i vertici del partito stoppino qualsiasi ipotesi di modifica ma nel frattempo sono preoccupati per le eventuali conseguenze. Sul tavolo le decisioni dei tribunali amministrativi che su casi analoghi prendono posizioni divergenti (a Trento niente sospensione, in Puglia sì). Vicenda contorta che si somma ad uno scenario più ampio che si appaleserà nelle prossime settimane. Non sfugge, infatti, come a Salerno sia in piedi il processo per il Crescent dove l’attuale candidato governatore è imputato per lottizzazione abusiva. Non ci sarà sentenza prima del voto ma, la prossima settimana, i giudici salernitani devono decidere se ammettere le telecamere in udienza. Ed una in particolare prevede l’interrogatorio di De Luca da parte del pm in Aula tra la metà di aprile e l’inizio di maggio. E un eventuale ok alle telecamere porterebbe in tv l’immagine di un candidato governatore sul banco degli imputati. Nessun problema per De Luca che, anzi, ne farà un motivo di orgoglio in nome del suo decisionismo ma non per Roma che teme i danni d’immagine a ridosso del voto. Uno scenario che avrebbe spinto i vertici del Pd renziano, il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e il sottosegretario Luca Lotti, a non incontrare ancora l’ex sindaco in vista della campagna elettorale nonostante le sue richieste. Mentre lui va avanti spedito a tappe forzate. Ieri, infatti, ha incontrato i vertici di Centro Democratico per discutere di lista e programma e subito dopo il gruppo dei civatiani. Mentre domani da Caserta parte ufficialmente il suo tour da candidato governatore con il segretario regionale Assunta Tartaglione. E annuncia una tappa anche a Milano: «La regione Campania non è stata in grado di prenotare uno spazio all’Expo 2015. Sarà la grande assente. Stefano Caldoro ha avuto evidentemente altro da fare. Il 5 maggio noi invece ci saremo a Milano con l’europarlamentare Gianni Pittella».