Non solo virus. Hackers: i soldati del futuro
A metà mese scorso, un potente virus informatico ha bloccato per giorni centinaia di migliaia di computer in tutto il mondo, circa 250mila computer in 150 paesi. “Wannacry”, letteralmente “voglio piangere”, è un tipo di malware chiamato ransomware che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto (ransom in Inglese) da pagare per rimuovere la limitazione. In pratica sfruttando alcune debolezze del sistema operativo Windows, questo virus cripta tutti i dati contenuti nel computer attaccato, rendendolo in effetti quasi inutilizzabile, minacciando di eliminarli permanentemente se non viene effettuato un versamento del corrispettivo di circa 300$ in Bitcoin (moneta elettronica non tracciabile) entro 72 ore. Il virus ha colpito indistintamente, mandando in tilt non solo computer di privati cittadini, tra gli altri ha infettato infatti: un intero ospedale britannico, il sistema organizzativo della FedEx americana, i server di una compagnia telefonica spagnola, alcune università italiane, il ministero dell’interno russo e svariate altre aziende pubbliche e private. Sviluppato inizialmente per scopi chiaramente differenti dall’ NSA, National Security Agency (Agenzia per la Sicurezza Nazionale), l’organismo governativo degli Stati Uniti d’America che, insieme alla CIA e all’FBI si occupa della sicurezza nazionale, fu rubato da un gruppo di hacker e messo in rete alla mercé di chiunque. Non si sa tuttavia chi sia stato ad attivarlo e diffonderlo. A riuscire a bloccare, o meglio fortemente rallentare il diffondersi del virus, è stato un giovane informatico inglese che, provando a studiare i codici alla base del virus, ha semplicemente, senza scendere in particolari meramente tecnici, registrato il dominio su cui faceva affidamento “wannacry”.
Non c’è modo di liberarsi di questo virus se non pagando il riscatto. Tuttavia difendersi è possibile. Sebbene non sia possibile “curare”, è possibile “prevenire”, installando periodicamente gli aggiornamenti di sicurezza forniti gratuitamente dagli sviluppatori del proprio sistema operativo.
Questo virus e la drammatica situazione che ha creato, ha evidenziato come i servizi segreti e le intelligence di tutto il mondo non siano preparate a fronteggiare un attacco di simile portata. E’ consuetudine ormai fare del computer il proprio archivio personale. Vi sono racchiuse le nostre vite, informazioni personali, foto, lavoro, documenti importanti, documenti bancari e simili. Ed è evidente la portata del danno che ognuno subirebbe se dovesse contrarre un simile virus. Ma allargando gli orizzonti e guardando il problema da più lontano, si intravede una situazione ancora più spaventosa. Le guerre sono in continua evoluzione, e tra guerra combattuta a cavallo con spada e scudo e quella che conosciamo adesso con razzi, carri armati e cacciabombardieri, c’è la stessa differenza tra quest’ultima e la guerra del futuro, quella che sarà combattuta dietro ad un computer. Quella dove sarà possibile mandare in tilt le comunicazioni nemiche, provocare un black out, rubare strategie di guerra, mandare in crisi sistemi bancari o influenzare elezioni politiche (si pensi alle recenti elezioni presidenziali americane, dove furono rubate le mail di Hilary Clinton), il tutto stando comodamente seduti magari a centinaia di migliaia di chilometri di distanza.
A cura di Piergiorgio Cocco Petoia