Un aumento di acido urico e’ associato anche a un aumento dell’infiammazione. A rilevarlo una ricerca tutta italiana,dell’Universita’ ‘Magna Graecia’ di Catanzaro, pubblicata su Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular
Biology, organo ufficiale dell’American Heart Association. Lo stato infiammatorio e’ dovuto a un effetto diretto dell’acido urico a livello del fegato. Poiche’ l’infiammazione e’ concausa dell’insorgenza di malattie metaboliche e cardiovascolari, questo studio aiuta a comprendere i meccanismi tramite i quali l’aumento dell’acido urico nel sangue contribuisce al rischio di malattie cardiache e metaboliche e apre alla possibilita’ di interventi terapeutici mirati. Il gruppo di ricerca diretto dal professor Giorgio Sesti, presidente della Societa’ Italiana di Diabetologia (SID), studiando oltre 2700 persone non diabetiche, ha dimostrato una correlazione diretta tra i livelli nel sangue di acido urico e varie molecole infiammatorie quali la proteina C-reattiva, il fibrinogeno, la ferritina, il complemento C3, tutte prodotte dal fegato. Partendo da questa osservazione, i ricercatori hanno ipotizzato che l’acido urico potesse essere la “causa diretta” dell’aumento della risposta infiammatoria. Tale ipotesi e’ stata
dimostrata attraverso una serie di esperimenti. “Quando negli
esperimenti in vitro abbiamo utilizzato un composto
anti-ossidante abbiamo osservato che le cellule epatiche erano
protette dai danni indotti dall’iperuricemia e producevano meno
molecole infiammatorie” rileva Gaia Chiara Mannino co-autrice
dello studio e membro del gruppo giovani della SID. “L’aspetto
nella pratica clinica piu’ rilevante – conclude il professor
Sesti – e’ che la misurazione dell’uricemia consente di
identificare persone a rischio di malattie cardio-metaboliche,
vascolari e renali che possono correggere l’eccesso di acido
urico attraverso modifiche dello stile di vita che includono una
dieta con ridotta assunzione di carne e frutti di mare,
limitazioni nel consumo di alcol e di fruttosio e un aumento
dell’assunzione di adeguate quantita’ di vitamina C”.