E’ “Not special needs”, ‘non bisogni speciali’, l’hashtag scelto dalle associazioni internazionali per la Giornata Mondiale sulla sindrome di Down, che torna martedi’ 21 marzo 2017. In tutto il mondo le iniziative sensibilizzeranno sul tema dell’inclusione. In Italia sono circa 40mila le persone affette dalla sindrome, con un’eta’ media 25 anni. La condizione colpisce circa un nuovo nato su mille, ricorda l’Oms, e se all’inizio del ‘900 la sopravvivenza media era 10 anni ora circa l’80% dei malati supera i 50. In Italia si stima che la sopravvivenza media sia arrivata a 62 anni, anche per effetto dei miglioramenti nella medicina che, ad esempio, sono ora in grado di correggere buona parte dei difetti cardiaci che spesso si manifestano in chi e’ affetto dalla sindrome. “L’espressione “bisogni speciali” e’ un eufemismo molto diffuso per parlare delle persone con disabilita’ e delle loro necessita’ – ricorda Coordown, che riunisce le associazioni del settore -. Ma a guardare bene, le persone con sindrome di Down hanno le stesse esigenze di chiunque altro: studiare, lavorare, avere delle opportunita’, far sentire la propria voce ed essere ascoltati. Certo, possono aver bisogno di un sostegno -che qualche volta significa assistenza vera e propria – ma questo non cambia la natura di quelle esigenze, cioe’ non rende “speciali” dei bisogni semplicemente umani”.