Parte da via Montenapoleone la’retail-revolution’ di Dolce e Gabbana che, in occasione dell’apertura della loro nuova boutique nel quadrilatero della moda, annunciano un cambiamento globale della propria rete di negozi. Si tratta – spiegano dall’azienda – della fine di un modello, quello del concept-store con un solo modulo espositivo in tutto il mondo, in favore di una nuova formula studiatapensando alle culture locali.Milano, Porto Cervo, Capri, Tokyo, St. Barth, Londra,Bruxelles, Monte Carlo, Venezia, Pechino, Los Angeles, Dubai sono i punti vendita coinvolti in questo ripensamento, portato avanti insieme a cinque studi d’architettura: gli italiani Storage Associati e Marco Costanzi, il giapponese Curiosity di Gwenael Nicolas, l’americano Steven Harris e il francese Carbondale di Eric Carlson. “I clienti di oggi – spiegano gli stilisti – sono informati, iperconnesi e quotidianamente coinvolti in viaggi reali e virtuali. Non chiedono solo beni, non si accontentano di abiti e accessori e soprattutto hanno sete di esperienze, eccellenze e
storie. Proprio per questo, abbiamo deciso di pensare le nostre nuove boutique come luoghi di dialogo tra la nostra estetica e le culture locali”. Ogni boutique sara’ dunque come un palco dove la storia italiana si fondera’ con le culture locali: dall’establishment radicale di Milano alla leggerezza sofisticata di Capri; dalla teatralita’ di Pechino alla lounge
tropicale di Saint Barth; dal teatro kabuki di Tokyo all’Harry’s Bar all’americana di Los Angeles. La prima ad aprire, la boutique di Milano, curata da Gwenael Nicolas, “rappresenta – racconta l’architetto – un dialogo tra due mondi: l’energia del barocco e la limpidezza del modernismo”. A dominare gli ambienti – 1600 mq disposti su tre piani – il marmo verde e la radica d’olmo, accostati ai pavimenti in pietra lavica e agli stucchi dorati