Sedici anni,un tempo per non dimenticare…..per costruire .
E allora mi chiedo “ cosa è stato fatto in questi 16 anni”?
La risposta non è una sola e non è semplice.
Inizio da chi avrebbe dovuto porsi solo interrogativi e che sicuramente ancora oggi si chiede, legittimamente, perché!
Parlo dei genitori di Gigi e Paolo e in modo particolare di Rosaria e Vincenzo .
Loro , piuttosto che porre domande , hanno dato risposte e sono esempio inesauribile per noi tutti.
Una donna e un uomo eccezionali che quotidianamente , attraverso gesti d’amore, rappresentano la speranza per un quartiere difficile , di una città difficile , qual è la nostra Napoli.
Poi c’e Don Vittorio e i suoi ragazzi del “San Mattia onlus” , un gruppo che, con grande caparbietà ha fatto sì che il luogo da dove è partito l’ordine di ammazzare venisse trasformato in luogo di preghiere, di lavoro e di confronto aperto a tutti.
Insomma un luogo di “vita” battezzato “La casa del giovane”.
Poi ci sono le associazioni.
L’antiracket che è sempre in prima linea nel contrasto alla criminalità ma anche altri gruppi di donne e uomini capaci di dare risposte importanti su temi come l’integrazione ,la diversità, l’ambiente e lo sport come strumento di inclusione sociale .
E non dimentico di certo la scuola….
Il baluardo per eccellenza contro ogni forma di degrado.
In tal senso gli istituti del nostro quartiere si sono distinti negli anni per lodevoli iniziative sociali e grandi capacità didattiche.
Ma se dal territorio sono arrivate risposte e argini non posso dire altrettanto delle istituzioni.
Sul nostro quartiere, il più giovane di Napoli per età media, c’e da anni una assordante assenza delle istituzioni.
La carenza di spazi pubblici APERTI, l’assenza totale di controllo e la scarsità di servizi lasciano inevitabilmente spazio al proliferare di diverse forme di illegalità e di scarso senso civico che spesso sfociano in atti e condotte criminali.
Siamo circondati da centri scommesse ma abbiamo un assoluto bisogno di spazi verdi, di campetti dove fare sport all’aria aperta e di luoghi di confronto e cultura.
La “casa del giovane” di via Pignatiello , “La casa della cultura” di via Grottole , le parrocchie e le sedi
delle associazioni non bastano.
Le risposte devono arrivare dalle istituzioni alla strada attraverso una azione amministrativa e di controllo/repressione che abbia continuità nel tempo e che non sia fatta di soli blitz.
Pianura non dimentica Gigi , e le altre vittime di camorra!
Pianura costruisce!
Tocca a voi istituzioni. ……non è mai troppo tardi
A cura di Fabio Vivenzio