Di Laura Caico
Venti anni senza Aurelio. Un arco di tempo lungo e frastagliato in cui tanti avvenimenti si sono susseguiti ma in cui non è mai mancato il pensiero per gli amici che non ci sono più. Tra queste figure così vicine al nostro cuore, un posto speciale è riservato allo “scapricciatiello” Aurelio Fierro scomparso l’11 marzo 2025 al culmine di una carriera ricca di affermazioni che l’hanno visto trionfare come ambasciatore di Napoli, della canzone napoletana e della musica colta e popolare partenopea in ogni angolo del mondo.
Tante sono le testimonianze di affetto, ammirazione e imperituro ricordo che in queste ricorrenze arrivano alla moglie Marisa, ai figli Fabrizio e Flavio e al nipote Aurelio jr (per tutti Elio) che portano avanti il mito di questo grande artista che ha illuminato con la sua voce, il suo talento e l’immensa professionalità (ma anche – e soprattutto – con la sua signorilità di vero galantuomo e generosità personale) il panorama musicale del Bel Paese. Tra le testimonianze di sincero rimpianto, ecco l’accorato appello che Gennaro Capodanno presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, rivolge da molto tempo alle autorità locali affinchè sia istituito un museo della canzone napoletana di cui Fierro e molti altri artisti sono stati i gloriosi alfieri.
“Anche se era nato a Montella, abbiamo ritenuto da sempre Aurelio Fierro un vomerese doc, visto che per decenni ha abitato con la famiglia nel quartiere collinare della città, in un bell’appartamento posto nella centralissima via Cilea: io ho conosciuto personalmente il maestro negli anni ’80 quando ero presidente della Circoscrizione Vomero. Col suo sorriso gioviale ci tenne a ricordarmi che eravamo “quasi” colleghi dal momento che egli solo per pochi esami non aveva completato gli studi d’ingegneria.
Purtroppo l’11 marzo del 2005, venti anni fa, dopo una lunga malattia, a 81 anni, moriva uno dei personaggi che, insieme a pochi altri (tra i quali va certamente ricordato Roberto Murolo, scomparso due anni prima il 13 marzo 2003, anch’egli vomerese) aveva contribuito a diffondere la canzone napoletana in Italia e all’estero, soprattutto in Giappone ma anche in Europa, in Australia e in America. Eppure questi uomini che tanto hanno dato a Napoli sono stati poi destinati, anche dopo la morte, a non ricevere il giusto riconoscimento dalle istituzioni a tanto preposte”.
Effettivamente, Aurelio Fierro in un’intervista rilasciata circa un anno prima della scomparsa si trovò ad ammettere con malinconia “Sono innamorato di Napoli, non posso farci niente. Sto bene solo qua. Eppure questa è una città ingrata, che non si rende conto dei suoi tesori. Parlo della gente, ma anche delle istituzioni. Mi sono offerto più volte d’insegnare gratuitamente la canzone napoletana ai giovani, purché mi dessero una sede. Come mi hanno risposto? Vedremo, faremo, soltanto parole”.
Così Capodanno ricordando il grande Don Aurelio sottolinea anche che “ E’ da menzionare l’impegno politico di Aurelio Fierro che nel 1970 fu eletto nel consiglio comunale di Napoli, portando il proprio contributo di idee e d’esperienza: infatti, ad una sua interpellanza si deve il passaggio dal demanio dello Stato al Comune di Napoli del teatro Mercadante, a cui recentemente è stato riconosciuto lo status di teatro nazionale. Inoltre, fece approvare un progetto per la destinazione della Casina dei Fiori in Villa comunale a Museo della Canzone napoletana con annesso teatrino da destinare a scopi anche turistici. La costruzione fu iniziata, ma fu poi bloccata ed infine demolita con l’arrivo del G7 a Napoli. Non dimentichiamoci poi che Fierro fu anche autore di una grammatica della lingua napoletana e del libro “Fiabe e leggende napoletane mentre irrealizzato restò invece il progetto di dare alla stampe l’Enciclopedia storica della canzone, in quattro volumi, che lo vide impegnato sin dagli inizi degli anni Novanta: è auspicabile che i nostri pubblici amministratori – anche nel rispetto della memoria di questi eccezionali maestri che hanno rappresentato Napoli e la sua melodia in tutto il mondo – si decidano a creare finalmente nel capoluogo partenopeo un museo della canzone napoletana (che esiste a Tokyo ma non in terra di Partenope) dando finalmente corpo alle promesse che si fanno a ogni dipartita di un grande artista e che, purtroppo, cadono nel dimenticatoio già dal giorno seguente al triste evento”.