A Pozzuoli, una cittadina dei Campi Flegrei, l’emergenza baby gang sta generando un clima di paura tra i residenti, sempre più timorosi di uscire di casa, specialmente durante il fine settimana. Le gang giovanili, composte da ragazzi tra i 12 e i 17 anni, stanno destabilizzando la sicurezza delle strade, creando vere e proprie fazioni che richiamano alla memoria le dinamiche delle affiliazioni camorristiche.

Due quartieri principali si contrappongono: Monterusciello e Rione Toiano. Ogni gruppo si identifica con un numero simbolico, il 17 per Monterusciello e il 22 per Toiano. Questi numeri, che si ritrovano nei nickname dei social, nei tatuaggi e nei gioielli indossati dai giovani, hanno un significato sinistro. Il 22 fa riferimento alla smorfia napoletana, associato al “pazzo” e al boss camorrista Antonio Luongo, detto “Tonino ‘o pazzo”, oggi in carcere. Il 17, invece, richiama Emanuele Sibillo, giovane boss della “paranza dei bambini” ucciso a 20 anni, la cui sigla “ES17” è diventata un simbolo tra i gruppi criminali.

Questi numeri sono diventati emblemi di appartenenza e di rivalità, con ragazzi pronti a scendere in strada armati di mazze da baseball e spranghe per affermare la propria supremazia. Le pagine social, soprattutto su Instagram, alimentano l’odio tra i due gruppi, attraverso post criptici e provocazioni, che spesso sfociano in scontri violenti durante il fine settimana nei punti caldi della movida puteolana.

L’ultimo episodio di violenza ha coinvolto una ventina di giovani provenienti da Monterusciello, molti dei quali figli o nipoti di affiliati ai clan Longobardi e Beneduce. Il gruppo, dopo essere stato filmato dai residenti mentre si spostava verso il centro storico armato di mazze e tubi di ferro, ha scatenato il panico tra gli automobilisti. Le forze dell’ordine sono intervenute, fermando tra gli altri anche il nipote di un boss locale.

Le dichiarazioni di uno dei ragazzi, Mario (nome di fantasia), di 16 anni, spiegano chiaramente il fenomeno: “Io mi sento di Toiano. Ho la collana con il 22 perché mi sento uno di loro. Ognuno mette il 22 da qualche parte se si sente di quel posto”. Questo senso di appartenenza micro territoriale è il motore di un odio reciproco che ricorda le faide da stadio e le logiche di controllo della malavita.

Le rivalità tra Monterusciello e Rione Toiano non sono però un fenomeno nuovo. La loro origine risale agli anni ‘90, quando questi due quartieri popolari divennero le roccaforti dei boss Gennaro Longobardi e Gaetano Beneduce. Le faide tra i due clan segnarono due decenni di violenze camorristiche, e l’insano attaccamento al proprio quartiere sembra perpetuare oggi quelle stesse dinamiche distruttive.

Di fronte a questo scenario, i cittadini chiedono alle istituzioni un intervento deciso. La paura ha ormai preso il sopravvento, e sempre più persone evitano di uscire di casa di sera, temendo di incrociare queste gang che, con i loro atti di violenza, stanno tenendo in ostaggio una comunità intera. Le forze dell’ordine, sebbene attive sul territorio, sembrano non riuscire a fermare l’escalation di un fenomeno che rischia di sfuggire di mano, riportando alla luce antiche ferite mai del tutto sanate. Sindaco se ci sei batti un colpo!!!

M.O