Che cos’è quel dramma di cui ogni giorno si parla nei Tg e cos’è quell’altro, fino a che poi passano i giorni, gli anni e i Tg e non ci si chiede più che cos’è.
Si banalizza la violenza che è il quotidiano, quasi come l’andare a fare la spesa!
Si ha paura di uscire e i ragazzi sfidano la paura e si sfidano tra di loro.
Gli uomini che non hanno lavoro e non hanno Patria, vagano per le strade in cerca di qualcosa che non c’è e, quello che è a portata di mano o è una modesta insufficiente carità o è l’alibi della società o anche è qualcosa che si prende senza permesso.
Questo mondo è quello in cui viviamo e quello in cui non c’incontriamo. Il luogo in cui si muovono i corpi che incarnano paure, dubbi, che offuscano la lucidità e non di rado subentrano altri veleni.
Che cosa ha preso al nostro Tempo l’anima? La domanda ricorre e si spinge fino a raggiungere un posto preminente tra quelle a cui necessita rispondere.
“Attendibile”, direbbero nei tribunali ad una confessione o rivelazione, e forse questa è una confessione ma non certo una rivelazione, dire che il nostro corpo si nutre di sostanze materiali ma il nostro spirito, quello che muove gli arti e il pensiero, quello si nutre soprattutto di poesia.
La Poesia in quanto non ha valore commerciale, ha visto il suo tempo prescritto e il suo
spazio invaso da materia che ha altra qualificazione e altro indirizzo.
Quindi essa è oltre la panchina perché è trascorso il tempo limite. Chi è al suo fianco e ne comprende il valore vuole riconsegnarla al ruolo che merita, perché essa è nutrimento dello Spirito capace di trasformare un corpo-congegno in unicità creativa sublime.
Voglio riportare una breve poesia dell’immortale Eugenio Montale, dedicata alla moglie Xenia, non vedente, a cui non faceva mai mancare il suo amore e la sua compagnia, questo per provare a “stuzzicare” il vostro appetito …
“Ascoltare era il solo tuo modo di vedere.
Il conto del telefono s’è ridotto a ben poco”.
a cura di Giorgia Cremona