Cibo e lana al centro degli incontri del sabato di Magma, la Mostra Alimentare Gastronomica della Mozzarella e dell’Agricoltura in corso di svolgimento a Paestum. Eventi organizzati dall’Ordine dei Medici Veterinari di Salerno.
Si è partiti con “Il cibo come valorizzazione del territorio” che ha visto come relatore, il professor Orlando Paciello, Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari.
“Dalla sicurezza alimentare alla valorizzazione della grande biodiversità regionale, il professor Paciello ha sottolineato il ruolo sociale, economico e culturale dei tanti prodotti tipici della provincia di Salerno e in generale della Campania. Un altissimo valore identitario e voce importante delle culture locali, oltre ad essere un potente volano economico e di marketing territoriale. In questo contesto la medicina veterinaria rappresenta la professione che più di tutte garantisce al cibo di essere il vero strumento di benessere dell’uomo garantendo la qualità e la sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti dalla terra alla tavola. Qualità, autenticità, valori e identità sono elementi fortemente connessi con la dimensione della sostenibilità ed il cibo è diventato un punto nodale di una serie di tematiche ecologiche, economiche, sociali e politiche legate allo sviluppo sostenibile”.
Ed è proprio sul tema della sostenibilità che il professor Vincenzo Peretti, ordinario di Zootecnia Generale e Miglioramento Genetico dell’Università di Napoli Federico II, è intervenuto con un focus su “La lana come risorsa per lo sviluppo del territorio”.
“Abbiamo la necessità di sensibilizzare enti, istituzioni, aziende sull’importanza di realizzare un progetto coordinato di valorizzazione della risorsa lana, sia per evitare il suo smaltimento (considerato rifiuto speciale di classe 3) sia per godere dei vantaggi derivanti dalla varietà dei suoi ambiti di utilizzo, dall’ingegneristico, alla cosmesi fino all’utilizzo come assorbente per raccogliere la chiazze di inquinanti marini. A questi si aggiungono alcuni casi di recupero di questa risorsa, grazie alla lavorazione artigianale, a livello locale di maglioni, guanti, feltro per abiti o accessori casalinghi” – sottolinea il professor Peretti. “La lana italiana ha avuto un passato glorioso. Oggi tutto è cambiato, ma il nostro Paese ha ancora una forte vocazione pastorale, finalizzata soprattutto alla produzione di formaggio e di carne. E anche se la maggior parte dei nostri ovini non produce lane finissime, di pregio, diventa importante trovare una sua giusta collocazione. È un reato sotterrarla o disperderla sui campi, come a volte per disperazione qualcuno fa. Allo stesso tempo lo smaltimento comporta un ulteriore gravoso costo per gli allevatori: la lana secondo la normativa europea è infatti considerata un sottoprodotto di origine animale speciale perché, essendo sporca, potrebbe contenere patogeni. Lo smaltimento si può fare solo presso soggetti autorizzati e secondo normative precise, come un qualunque materiale a rischio igienico-sanitario. In Campania, partendo da una consistenza ovina di circa 170.000 capi e misurando che da ogni animale si ricavano più o meno 1,5 kg di lana, la quantità annua stimata è di almeno 250 tonnellate. Una quantità troppo piccola per sviluppare una grande filiera economica, ma che non potendo essere avviata a recupero, rimane indifferenziata e deve essere pertanto smaltita correttamente. Diverse sono le nostre soluzioni, alcune già in corso di realizzazione in altre regioni italiane. In Friuli-Venezia Giulia ad esempio la start-up Agrivello, in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale e la Fondazione Friuli, ha messo in campo il progetto sperimentale “Agrilana in pellet”. Tutto ciò che fanno è pellettizzare la lana sucida e convertirla in un concime sotto forma di pellet 100% lana, non addizionando nient’altro di esterno. Importante sarebbe anche considerare l’uso per imbottitura, oggi per lo più di poliestere, dei cuscini in pura seta di San Leucio. Per questo, con il presidente Paciello, stiamo pensando di richiedere, nelle prossime settimane, un incontro all’Assessore all’agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo”.