In Italia le donne con disabilita’ sono un milione e 700mila. In occasione della giornata internazionale della donna, l’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare promuove la diffusione del secondo Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilita’ nell’Ue e punta il dito sulle discriminazioni di cui sono vittime. “Le donne disabili affrontano molte piu’ difficolta’, rispetto sia alle altre sia agli uomini (con o senza disabilita’), per conseguire l’accesso a un alloggio adeguato, alla salute, all’istruzione, alla formazione professionale e all’occupazione”, racconta Stefania Pedroni, vicepresidente nazionale Uildm. “Nonostante il nostro Paese abbia introdottonorme migliorative, in particolar modo in termini di lavoro e occupazione – continua – e istituito l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilita’, c’e’ ancora molto da fare per il pieno raggiungimento dei nostri diritti e per l’integrazione nella vita sociale e lavorativa”. E cita i dati Istat: solo il 35,1% delle donne con limitazioni funzionali, invalidita’ o malattie croniche gravi lavora, contro il gia’ limitato 52,5% degli uomini nelle stesse condizioni. Per quanto riguarda invece il diritto alla salute, ci si continua a scontrare con competenze, strumentazioni e adattamenti organizzativi in molti centri ospedalieri ancora
inadeguati. Come dimostra un’indagine Uidm sulla difficolta’
delle donne con disabilita’ nell’accesso ai servizi di
ginecologia e ostetricia: il 42,62% del campione (composto da 61
strutture ed enti sanitari pubblici di tutta Italia) non dispone
di un bagno accessibile, il 52,46% ha una reception ma in 7 casi
e’ stata segnalata la presenza di ostacoli lungo il percorso per
raggiungerla e impossibile avvicinarsi al banco informazioni se
si usa una sedia a rotelle.
Altro tema affrontato nel Manifesto e’ la violenza esercitata
sulle donne con disabilita’ che, sebbene molto diffusa, viene
denunciata molto raramente. Eppure l’Istat rileva che il rischio
di subire stupri e’ piu’ che doppio per le donne con disabilita’:
il 10% contro il 4,7% delle donne senza limitazioni funzionali.